L’ emergenza da COVID – 19, ha acutizzato alcuni aspetti della convivenza non sempre facili. Precedentemente all’emergenza eravamo spettatori di casi di violenza di genere contro le donne ma: l’isolamento, la convivenza forzata, le restrizioni alla circolazione e l’instabilità socio-economica hanno comportano per le donne e per i loro figli il rischio di una maggiore esposizione alla violenza domestica.
Con la riduzione dei contatti esterni e la prolungata condivisione degli spazi domestici con il partner maltrattante rendono ancora più difficile l’emersione di situazioni di violenza domestica e assistita; d’altra parte, la prolungata condivisione dello spazio abitativo rischia di determinare non solo un aumento del numero stesso di episodi di violenza, ma anche un loro aggravamento.
A questo deve aggiungersi che le misure restrittive introdotte dal Governo hanno avuto sull’operatività di numerosi servizi antiviolenza: l’obbligo di rispettare le disposizioni normative in materia di distanziamento sociale, si rivela, di fatto, elemento che ostacola l’accoglienza delle vittime nei Centri Anti Violenza e nelle Case Rifugio, ovvero in quelle strutture destinate ad offrire accoglienza, tutela e sostegno nei percorsi di uscita dalla violenza.
In questa situazione di emergenza, il Ministro dell’Interno ha invitato i Prefetti a individuare – anche con il coinvolgimento dei Sindaci e degli enti e delle associazioni che operano nel settore – nuove soluzioni alloggiative, al fine di dare ospitalità alle donne vittime di violenza che, per motivi sanitari, non possono trovare accoglienza nei Centri Anti Violenza e nelle Case Rifugio.
L’uso dell’app Youpol
La Polizia di Stato ha esteso l’app Youpol – realizzata per segnalare episodi di spaccio e bullismo – anche ai reati di violenza domestica. Attraverso questa app le vittime possono in tempo reale inviare sms e filmati.
Gli strumenti per combattere il “femminicidio”
In data 26 marzo u.s. la Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio del Senato ha approvato all’unanimità una relazione sulle possibili soluzioni per prevenire e contrastare la violenza domestica in questo periodo.
Tutti gli strumenti utili sono stati messi a disposizione ma questo non fermerà la violenza contro le donne e i minori, che purtroppo è un vissuto che non appartiene solo al nostro Bel Paese ma è un male comune.
L’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) ci ricorda, infatti, che la violenza contro le donne resta uno dei maggiori problemi di salute pubblica globale e tenderebbe ad aumentare durante ogni tipo di emergenza, inclusa l’epidemia del COVID-19. A livello globale, 1 donna su 3 ha sperimentato almeno una volta violenza fisica e/o sessuale da parte del proprio partner.
L’OMS riporta gli ultimi dati pubblicati da Axios che indicano come la prevalenza della violenza sulle donne sia triplicata durante l’emergenza del COVID-19 rispetto all’anno scorso.
Le ulteriori conseguenze…
E non solo le donne! I bambini, restando in casa, tenderebbero ad usare maggiormente i comuni canali comunicativi online e gli adulti, lavorando da remoto, avrebbero più possibilità di connettersi con i minori e fare uso di materiale pedo-pornografico. Non dimentichiamo che la vulnerabilità economica che stiamo attraversando potrebbe, inoltre, incoraggiare lo sfruttamento dei minori a fini commerciali.